Digitale, la chiave per un’Europa unita

Paolo De Rosa
Blog per la trasformazione digitale
8 min readOct 1, 2021

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Durante la pandemia la tecnologia è stata uno degli strumenti utilizzati dagli Stati europei per superare ostacoli comuni. L’EU Digital Covid Certificate ha permesso di compiere un nuovo importante passo nel percorso verso una cittadinanza digitale europea.

di Paolo de Rosa (Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri), Serena Battilomo (Ministero della salute), Marco Marsella (Commissione Europea)*. This blogpost is also available in English

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato una sfida per l’Unione europea, a livello politico, economico e sanitario. Gli Stati Membri hanno avuto la capacità di rispondere a questa crisi con strumenti forti e innovativi, come reso evidente da #NextGenerationEU, un pacchetto di incentivi senza precedenti per sostenere la ripresa economica nel Vecchio Continente.

Tuttavia, mentre alla crisi economica la risposta comune è stata l’approvazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR), a livello sanitario le strade percorse sono state diverse. Una di queste ha portato a un intensificarsi della cooperazione a livello tecnologico, grazie alla Commissione Europea e ad un network volontario di Stati Membri, l’eHealth network (eHN).

Questa collaborazione ha permesso, nella fase iniziale della pandemia, la definizione di un toolbox comune per lo sviluppo delle app nazionali di contact tracing e, successivamente, l’ideazione, lo sviluppo e l’implementazione dell’EU Digital Covid Certificate, la Certificazione verde pensata per agevolare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini all’interno dell’Unione europea.

Grazie alla tecnologia è stata corroborata una collaborazione innovativa a livello europeo, in cui il digitale è stato utilizzato come strumento per risolvere un problema transfrontaliero. Ha rappresentato soprattutto un nuovo tassello di cooperazione e integrazione, evidenziando come sia possibile sviluppare strumenti digitali comuni per facilitare la vita dei cittadini europei.

La strategia e le metodologie utilizzate durante l’emergenza pandemica dovranno ora trovare spazio in un percorso ancora più ampio, verso la piena implementazione di una cittadinanza digitale, integrata e riconosciuta in tutta l’UE. È stato dimostrato che si può fare, ora bisogna realizzarla.

La rete eHealth

Benché lo sviluppo e la diffusione di soluzioni di eHealth (sanità digitale) nei sistemi sanitari sia di competenza nazionale, negli ultimi anni l’Unione europea si è impegnata a fornire assistenza tramite finanziamenti e piattaforme in cui gli Stati membri potessero collaborare. Alcuni aspetti, come gli standard per l’interoperabilità e le norme di qualità, sono affrontati a livello europeo tramite un’azione coordinata.

Sin dall’inizio della pandemia la collaborazione tra Stati Membri ha avuto modo di proporre soluzioni innovative per tentare di salvaguardare alcuni dei diritti fondamentali difesi dall’UE, tra cui la libertà di movimento, ma anche unire le forze per il contenimento della diffusione del virus Sars-COV-2.

Un primo esperimento ha avuto luogo nella fase di massima diffusione del virus, e ha portato all’approvazione di un approccio comune per lo sviluppo e l’implementazione di app efficaci e sicure per il tracciamento dei contatti. App che, installate su base volontaria e nel pieno rispetto della privacy, hanno permesso di allertare i cittadini che erano entrati in contatto a persone risultate positive al Covid-19.

Grazie al contributo europeo, le diverse app sviluppate dagli Stati Membri sono state pensate per comunicare tra loro, agevolando la tracciabilità delle catene di infezione anche tra più paesi. In poche settimane si è realizzata l’interoperabilità europea, attraverso l’implementazione di un gateway che da lì a poco avrebbe permesso il funzionamento dell’EU Digital Covid Certificate.

L’EU Digital Covid Certificate

Con l’avvio delle campagna di vaccinazioni le esigenze per la progressiva ripresa della circolazione anche transfrontaliera sono mutuate. All’inizio di marzo 2021 la Commissione europea ha proposto un testo legislativo per istituire un quadro comune per la creazione di un certificato europeo Covid-19 che facilitasse durante la pandemia gli spostamenti in sicurezza tra Stati Membri.

Il lavoro si è quindi concentrato sulla definizione delle principali specifiche tecniche per la generazione, l’emissione e il riconoscimento dei certificati di vaccinazione, guarigione e accertata negatività al Covid-19 e per garantirne l’interoperabilità tra Stati Membri. Nello specifico occupandosi di:

Lavori che sono stati condotti anche in collaborazione con agenzie dell’UE, il comitato per la sicurezza sanitaria, l’Organizzazione mondiale della sanità e altre istituzioni. Su invito della stessa Commissione Europea il progetto è stato reso disponibile in open source (qui accesso al Github), permettendo a chiunque di entrate nelle specifiche del lavoro svolto, e a tutti gli Stati di implementare l’EU Digital Covid Certificate.

Questa tipologia di collaborazione, su una scala così ampia, ha permesso soprattutto di testare nel concreto i grandi benefici dell’interoperabilità. Il gateway europeo (termine che letteralmente vuol dire “ingresso” e che attraverso una lingua comune permette a diverse reti informatiche di parlare tra loro) ha consentito alle banche dati degli Stati Membri di comunicare.

Il gateway ha consentito la verifica delle firme digitali dei diversi Stati membri contenute nei codici QR di tutti i certificati, senza dover procedere al trattamento di dati personali. Le chiavi di firma necessarie per la verifica sono conservate sui server nazionali, attraverso il gateway diventano però accessibili alle app e ai sistemi nazionali di verifica in tutta l’UE (in Italia VerificaC19).

In pochi mesi ogni paese dell’Unione Europea ha sviluppato e implementato un documento digitale alimentato da dati nazionali, capace di comunicare con una banca dati centrale, permettendo così ai propri cittadini di viaggiare con maggiore facilità e sicurezza.

Un’azione che si è basata anche su scelte politico-tecnologiche importanti, considerando che il gateway dell’UE è ospitato presso il centro dati della Commissione in Lussemburgo, scelta — quest’ultima — che anche simbolicamente segna da parte della stessa Commissione una significativa rivendicazione di leadership tecnologica.

L’importanza del primo passo

Le drammatiche conseguenze della pandemia hanno costretto l’Europa ad accelerare il percorso di integrazione digitale. La collaborazione, intensificata durante la pandemia, per lo sviluppo di soluzioni di eHealth ha soprattutto permesso di delineare, testare e implementare una metodologia di collaborazione transfrontaliera inedita da cui partire, anche imparando dagli errori che evidentemente ci sono stati.

È diventato ancora più chiaro, per esempio, quanto le istituzioni debbano fare un maggiore e migliore sforzo nell’accompagnare tutte le fasce della popolazione, anche quelle più diffidenti, verso l’utilizzo di strumenti digitali, soprattutto in periodi di crisi ed emergenza.

Allo stesso tempo è emersa la centralità della complessa ma necessaria interlocuzione con i diversi stakeholder istituzionali coinvolti: Commissione Europea, Consiglio europeo e Parlamento europeo su tutti. Attori che sono stati fondamentali nella definizione del quadro normativo in cui poi ci si è mossi in questi mesi. Un dialogo, quello tra il tavolo politico e il tavolo tecnico, che se da un lato ha rappresentato un momento di possibile contrasto, dall’altro ha offerto la possibilità di mettere assieme, in maniera sinergica, visioni differenti per obiettivi comuni.

Il percorso ora non si deve interrompere qui. È infatti necessario compiere ulteriori passi con obiettivi ancora più ambiziosi: abbattere i muri nazionali verso una piena cittadinanza digitale europea.

Una cittadinanza digitale europea

L’innovazione digitale ha permesso di delineare, in modi nuovi, l’idea di integrazione europea. La cooperazione in ambito sanitario per lo sviluppo di soluzioni di eHealth interoperabili rappresenta un primo tassello per la costruzione di un’identità digitale europea.

“Ogni volta che una app o un sito web ci chiede di creare una nuova identità digitale o di accedere facilmente tramite una grande piattaforma, non abbiamo idea di cosa ne sia veramente dei nostri dati. Per questo motivo, la Commissione proporrà presto un’identità digitale europea sicura. Qualcosa di affidabile, che ogni cittadino potrà usare ovunque in Europa per fare qualsiasi cosa, da pagare le tasse a prendere a noleggio una bicicletta. Una tecnologia che ci consenta di controllare in prima persona quali dati vengono utilizzati e come.” Ursula von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato il 16 settembre 2020

Il futuro dell’identità digitale, chiave di accesso per i servizi pubblici digitali, rappresenta il nuovo test per valutare la bontà del percorso tracciato in questi mesi. Proprio recentemente la Commissione Europea ha indicato la via, con la prospettiva che ogni cittadino e residente dell’UE possa in futuro utilizzare un “portafoglio” (wallet) digitale personale. L’obiettivo è di permettere a ogni persona con una carta d’identità nazionale di avere un’identità digitale riconosciuta ovunque nell’UE.

Molti cittadini utilizzano già portafogli digitali sui loro smartphone per avere a disposizione le carte d’imbarco quando viaggiano o per conservare le carte bancarie virtuali ed effettuare così pagamenti in tutta praticità.

I portafogli europei di identità digitale saranno portafogli digitali personali che consentiranno ai cittadini di identificarsi digitalmente, di conservare e di gestire i dati di identità e i documenti ufficiali in formato elettronico, come ad esempio la patente di guida, le prescrizioni mediche o i titoli di studio (i cosiddetti “attributi”). Con questo portafoglio i cittadini potranno, se necessario, dimostrare la propria identità per accedere a servizi online in tutta Europa o condividere documenti digitali senza rivelare la propria identità o altri dati personali. I cittadini avranno sempre il pieno controllo dei dati che andranno di volta in volta a condividere.

Una prospettiva nuova, digitale e ambiziosa. L’obiettivo è che entro settembre 2022 gli Stati membri, in stretta collaborazione con la Commissione UE, raggiungano un accordo sul pacchetto di strumenti per attuare il quadro europeo relativo a un’identità digitale comune e che la Commissione pubblichi il pacchetto di strumenti nell’ottobre 2022. Una volta raggiunto l’accordo sul quadro tecnico, sarà possibile testarlo mediante progetti pilota.

Il wallet avrà così la possibilità di diventare un modo per rivendicare una serie di diritti fondamentali: alla libera scelta, rispetto a come identificarsi e autentificarsi online, e alla privacy, rispetto alla possibilità di condividere selettivamente i propri attributi di identità in base al servizio richiesto. Un vantaggio sia per i cittadini, ma anche per i fornitori di servizi, siano essi pubblici o privati, che avranno la certezza di riconoscere attributi di identità certi, verificati e verificabili.

Conclusioni

La pandemia da Covid-19 ha accelerato la necessità di servizi digitali efficaci e facilmente accessibili in tutta l’Unione europea. L’interoperabilità delle app di contact tracing dei diversi Stati Membri, così come l’EU Digital Covid Certificate, hanno rappresentato un primo passo concreto in questa direzione.

In questo contesto, il ruolo del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, guidato dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, dovrà sempre di più essere quello di facilitatore strategico nell’implementazione di queste soluzioni. Una strada percorsa in sinergia con i diversi attori istituzionali, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo, coinvolti nell’elaborazione dei diversi progetti. Nel caso dell’EU Digital Covid Certificate il lavoro svolto con Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Struttura Commissariale, SOGEI e PagoPA Spa ha dimostrato quanto si possa collaborare a livello interistituzionale, nel rispetto delle reciproche competenze, per raggiungere risultati di successo.

Il digitale deve essere sempre più uno strumento per semplificare e migliorare la vita dei cittadini e, nel contesto europeo, questa ambizione può e deve spiegare le proprie potenzialità ai massimi livelli di innovazione e sicurezza.

*Paolo de Rosa (Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Chief Technology Officer)
Serena Battilomo (Ministero della salute, Direttore Ufficio Sistema informativo sanitario nazionale — Direzione Generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica)
Marco Marsella (Commissione Europea, Capo Unità “eHealth, benessere ed invecchiamento”- Direzione Generale delle Reti di comunicazione, dei contenuti e delle tecnologie)

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